«Il mondo della ristorazione viveva un momento d’oro, poi il fulmine a ciel sereno». A parlare è Giovanni Kahn della Corte, titolare della catena Johnny Take Uè e proprietario dei brevetti dell’Apecar con forno a legna e di beerETTA. «Siamo ancora in piena emergenza, ma ora credo sia devastante fasciarsi la testa».

Cosa prevede per il futuro della ristorazione? E cosa pensa del delivery?

«In questo momento l’incertezza regna assolutamente sovrana e non solo per la ristorazione. Sta di fatto che fino a quando saremo costretti a convivere con il virus ci dobbiamo dimenticare la ristorazione di tipo tradizionale, che sicuramente cercherà di adattarsi quanto meglio ma sarà veramente un adattamento critico. Relativamente al delivery, sta di fatto che da un punto bisogna ricominciare altrimenti non si aprirebbe più, doveroso provarci almeno per riprendere aria ed un minimo di entusiasmo e soprattutto per cominciare a comprendere quali potrebbero essere le prime criticità/modalità di adattamento alla convivenza con il virus e quindi almeno all’interno del punto vendita si metterebbe quanto prima in moto una macchina nel segno del rispetto di tutte le indicazioni degli organi preposti».

Questione sulla quale si è sollevata una grande polemica…

«Che qualcuno possa aprire per la sola visibilità o per assurdo perché è stanco della quarantena e vuole sentirsi impegnato, ben venga, dal momento che sta dando un servizio da una cittadinanza oramai logorata psicologicamente dal lockdown. Come dicevo prima, aprire al delivery è una carta che si deve giocare qualsiasi attività, con la consapevolezza che considerando le migliaia di attività di ristorazione, grandi e piccole, si aprirebbe comunque uno scenario che potrebbe nascondere molte insidie relativamente al sostenimento dei costi di gestione, concorrenza spietata, offerta assolutamente superiore alla domanda, considerando anche lo status attuale di gran parte della popolazione in seria difficoltà e che probabilmente continuerebbe a rivolgersi alla grande distribuzione. Con conseguente grande punto interrogativo relativamente a tutti i costi di un potenziale resoconto gestionale, costi che nello specifico dovrebbero essere sottoposti ad attenta valutazione perché credo che comunque per agonizzare con il delivery fino all’apertura parziale ci vorrà un grande ridimensionamento da parte di tutti gli attori dell’attività in generale».

Eppure in altre regioni è già attivo…

«Relativamente al governatore De Luca, a detta di molti sarà stato eccessivamente prudente, e come detto all’inizio i giudizi definitivi ci saranno alla fine, alla data odierna i numeri relativi al contenimento gli danno ragione, però è arrivato il momento di allentare le restrizioni altrimenti come detto da molti non si morirà di Covid ma di fame. Abbiamo locali a a milano e nel resto d’italia, ad una prima fase molto positiva con incassi importanti e costanti, comunque si registra attualmente una flessione forse a mio avviso legata anche alla ridotta capacità di spesa. Staremo a vedere speriamo che almeno a napoli alla riapertura si partirà con un boom perché ad oggi sono tantissimi a chiederci in continuazione quando riapriremo».

Sostentamento alle attività, come sta la situazione?

«Il momento è drammatico e a mio avviso in merito gestito in modo dir poco vergognoso. Dal 9 marzo abbiamo avuto la decorrenza delle varie restrizioni regionali e parliamo quindi di quasi due mesi con erogazione zero nei confronti di tutto e tutti. In questo non possiamo assolutamente rivendicare l’italianità, anzi, considerando quello che sta accadendo in tanti altri paesi già alla seconda o terza erogazione, qui tante chiacchiere al vento ma ripeto zero fatti».

Cosa prevede per la sua formula di business “Johnny take Uè”?

«In questa quarantena non siamo stati con le mani in tasca, ma con il recente ingresso di importanti nuovi risorse di investimento, abbiamo lavorato costantemente in smart working ed in call conference anche con tutti i professionisti di riferimento. In primis si è cercato di capire come affrontare il post restrizioni perchè parlare  già di post covid è prematuro. La nostra formula di business originaria, il nostro brevetto di invenzione industriale di forno a legna su veicolo a tre ruote sta andando fortissimo, a nostro avviso considerando la stagione estiva  alle porte è una delle soluzioni migliori per il settore considerando i bassi costi di gestione e l’altissima redditività e la perfetta adattabilità a tantissime condizioni. Con il potenziale futuro socio lussemburgehse in attesa di future e ci auguriamo quanto più prossime attività vere e proprie, sono già partiti due veicoli per il lussemburgo che saranno già  operativi agli inizi di maggio. Poi abbiamo veicoli che saranno inaugurati in Portogallo, Olanda ed in Italia in Abruzzo e a Bari. Poi con i nuovo investitori, abbiamo creato la versione – data la versatilità del brand Johnny Take Uè – pizza in teglia con un prodotto veramente strepitoso, faciltà operativa, bassissimi costi di gestione e perfetta adattabilità al momento attuale con perfetto rispetto per tutte quelle che saranno le probabili future indicazioni in materia igienico sanitaria».